La maestra Paquita

a cura della Redazione

Dal giornale “Il Sempione” di Arona – 24 ottobre 1908
” TAINO Maestra Nuova – A sostituire la signora maestra Giuseppina Lesmi-Berrini che, dopo essere stata per moltissimi anni valente e savia educatrice, gode ora un ben meritato riposo, fu eletta dal Comune la signora Paquita Giudici Movalli di qui. La signora Paquita è maestra provetta e in questi ultimi anni insegnò a Gerno, frazione di Lesmo, in provincia di Milano.
Questa scelta fa onore ai nostri Amministratori ed è di buon augurio per la stabilità della scuola.
Auguri di longevità alla signora Lesmi e congratulazini vivissime all’eletta.”
Con queste parole fu data notizia nel 1908 che la signora Paquita Giudici Movalli era la nuova maestra di Taino, compito che assolse dentro e fuori la scuola per quasi mezzo secolo lasciando un ricordo di sè che ancora oggi sopravvive.
La maestra Paquita nacque a Trecate nel 1863 da una famiglia benestante di imprenditori tessili. Il nonno materno era un alto ufficiale spagnolo da cui derivò il suo nome. Diplomatasi maestra iniziò la sua professione a Roma dove conobbe Vittorio Movalli di Taino, scultore che lì lavorava alla creazione di alcune statue per un ponte sul Tevere. Dopo solo pochi mesi di matrimonio Vittorio morì e Paquita, in attesa della figlia Vittoria, si trasferì a Taino in casa dei suoceri. La coabitazione con la suocera non fu per lei facile anche per le grandi differenze di educazione e interessi. Sposò in seconde nozze il cognato Francesco che aveva perso in America, dove era vissuto per alcuni anni, la prima moglie. Dalla loro unione nacquero Mario e Giuseppina. La famiglia Movalli visse allo Stallaccio piuttosto stentatamente poichè Francesco infortunatosi ad una mano, cessò presto di lavorare e l’unico reddito fu il modesto stipendio di Paquita, la quale oltre le ore di scuola continuava ad insegnare in casa a molti giovani di Taino che andavano da lei per ampliare le loro nozioni e utilizzare la ricca bibblioteca della maestra.
Nei primi anni del secolo a Taino il ciclo di studi si fermava alla terza elementare, per l’assunzione in ferrovia, lavoro a cui aspiravano molti giovani, era necessaria la licenza elementare e fu la maestra Paquità che aiutò tantissimi tainesi ad acquisire il diploma. Era una donna minuta e di apparenza debole, molto miope, ma di una forza morale e di una energia notevole con una grande passione per l’insegnamento; non perse mai un giorno di scuola e neppure una brutta fattura a seguito di una caduta la tenne lontana dal suo lavoro: si feceva portare a scuola da un contadino su una cariola. Aveva una profonda fede religiosa, ma si oppose, con grande autonomia di giudizio al bigottismo e alle rigide convenzioni dei suoi tempi. Fu anche molto patriottica. Durante la grande guerra la sua attività per i tainesi al fronte fu frenetica. Tenne contatti epistolari con i suoi ex-alunni in guerra e indirizzò continue richieste al Re di aiuto per i parenti dei militari e si adoperò per la raccolta di indumenti e pacchi da inviare ai soldati.
La sua grande passione fu il teatro e organizzò per parecchi anni una filodrammatica che ebbe molto successo. Numerose commedie e spettacoli vari furono messi in scena sotto la sua direzione nel teatrino dell’Oratorio maschile. A casa sua davanti al camino sempre acceso con il “calderino” del caffè sul fuoco, gli attori si riunivano per le prove anche fino a tarda ora e durante le rappresentazioni la maestra Paquita, con i suoi occhialini perennemente in mano (detestava gli occhiali a spranghette) era lì ad aiutare nella buca del suggeritore.
Visse lungamente, raggiunse quasi i cento anni, sempre leggendo e scrivendo e con il suo “calderino” pronto sul fuoco per offrire il caffè ai numerosi ospiti che da lei si recavano per consultare la sua bibblioteca o per chiedere il suo aiuto nella compilazione di petizioni, domande o lettere che lei scriveva, sebbene molto miope e alla luce di una flebile lampadina, con una bellissima calligrafia.