Il Parco di Taino è stato realizzato nel 1991 su progetto dell’artista Giò Pomodoro, autore della scultura “Il Luogo dei quattro punti cardinali” situata al centro del parco. L’idea portante del progetto fu, come si espresse Giò Pomodoro, “quella di un parco pubblico inteso come area urbana di compensazione, di riflessione, di sosta e di contemplazione”. Il parco è un grande spazio verde al centro del paese proteso verso il lago Maggiore ed il Monte Rosa, che incanta il visitatore per il suo unico e suggestivo panorama.
Il monumento “Il luogo dei quattro punti cardinali” di Giò Pomodoro è un’opera realizzata in granito bianco, grigio e rosa, acqua e ferro, che celebra solstizio d’estate. Essa ha al centro l’alto pilastro-gnomone (8,64 m dal piano di calpestio), che, proprio alla data del 21 giugno a mezzogiorno, cattura attraverso una fessura tagliata al suo interno e segnalata in marmo nero sulla superficie, i raggi del sole e li proietta sul pilastro caduto, nel punto indicato su di una tacca. In quel giorno il sole, che si trova sull’allineamento nord-sud dietro al pilastro, oscura con l’ombra di quest’ultimo il monolite orizzontale dal puntale piramidale in bronzo, tranne che per una porzione scavata nella tacca che resta illuminata per breve tempo, segnalando il solstizio d’estate. Il pilastro-gnomone, segno del sole e dello scorrere del tempo, è dedicato ad Apollo, dio classico del sole, che aveva un grande santuario a Delfi, in Grecia, e porta inciso su una faccia il profilo di un delfino, animale sacro al Dio.
L’ombra del pilastro indica inoltre altri riferimenti astronomici: il solstizio d’inverno, gli equinozi e le date in cui due stelle di prima grandezza, Deneb e Capella, si trovano a mezzanotte sullo zenit di Taino (12 dicembre e 1 agosto; i calcoli astronomici sono stai eseguiti dall’astronomo Corrado Lamberti).
Il riferimento temporale è presente anche nella grande porta dell’Est, con la trave spezzata e i grossi blocchi di pietra erosi, che richiamano il tempo che scorre e consuma, il grande Chronos dell’antichità. Nella parete a est su un masso quadrato in pietra grigia si può leggere la parola OPUS, l’opera intelligente dell’uomo che costruisce la civiltà, l’homo faber, mentre nel punto opposto, ad ovest, la grande tau rappresenta, come presso gli antichi greci, il torso umano e la fatica dell’uomo, che realizza l’opera dell’intelligenza.
A sud il cubo sfera, è l’immagine del sole e la scritta “ad sidera”, ci invita a rivolgere lo sguardo verso il cielo, gesto inteso come metafora della ricerca della conoscenza.
Il manufatto è regolato da rapporti numerici e dimensionali, come molte opere dell’antichità, in particolare fa uso della regola costruttiva della sezione aurea (espressa dalla formula (-1+√5)/2) e dal rapporto numerico 1×1,618), come è messo in evidenza dagli elementi in ferro a est e sud, ed è inserito in una “centuriazione” del parco realizzato dallo scultore-architetto, che ha come modulo di base un quadrato di 5,2 m.
Questo monumento, ricco di riferimenti simbolici, è regolato dal contrasto, come si vede dall’opposizione di forme ordinatamente scolpite e geometricamente definite ed altre frammentarie o appena “sgrossate”, dall’opposizione della luce con l’ombra , il fuoco e l’acqua, il maschile del sole, rappresentato dallo gnomone, ed il femminile della luna, rappresentato dalla vasca lunata (a 3 livelli, con la gobba ponente e quindi di luna crescente): la luna, simbolo di ciclicità e l’acqua, simbolo di fertilità, sono riferimenti al mondo femminile.