Il lavatoio di Cheglio

 

Il lavatoio di Cheglio

Tra i “monumenti” di Taino possiamo includere anche il lavatoio di Cheglio perchè questa costruzione è un simbolo della storia passata, una concreta testimonianza della vita quotidiana della gente e del lavoro faticoso di generazioni di donne.
Raccontiamo la lunga e travagliata storia della sua realizzazione perchè al loro lavatoio i Chegliesi sono molto affezionati, e, per averlo, hanno atteso quasi trent’anni.
Risale al 14 febbraio 1909 una prima richiesta, sottoscritta da 33 chegliesi, indirizzata al Consiglio comunale, con la quale gli abitanti della frazione facevano presente la necessità di un lavatoio pubblico “che causa al freddo e alla siccità siamo sempre sprovvisti d’acqua. Durante questa mancanza per attendere alla lavatura bisogna recarsi in luoghi lontani e in proprietà riservata recando danni ai terreni con lagnanze dei proprietari”.(1) Il Consiglio comunale, presieduto dal sindaco Carlo Porotti, compreso il problema, nella seduta del 4 aprile deliberò di convocare con urgenza una commissione perchè facesse uno studio serio e concreto sul luogo più adatto ove costruire il lavatoio. Ma “L’urgenza” per la pubblica amministrazione è da sempre un concetto relativo, e il Consiglio comunale affrontò nuovamente il tema del lavatoio solo l’anno successivo, nella seduta del 6 febbraio 1910 durante la quale fu presentata la relazione della commissione incaricata che indicò come luogo adatto per costruirvi il lavatoio un terreno di proprietà del marchese Corti presso il ponte di Cheglio “dove si può provvedere l’acqua a poco più di 100 metri di distanza mediante tubatura a bacino di riserva”. Al Sindaco fu dato l’incarico di verificare la fattibilità e far redigere uno schema di progetto per conoscerne la spesa. Lo studio del progetto fu affidato al consigliere ing.Carlo Berrini. Trascorsero altri anni e la costruzione del lavatoio di Cheglio venne di nuovo affrontata tra contrasti e polemiche solo nel 1914. Nel frattempo era stata prospettata l’ipotesi di porre il lavatoio in una località più a nord del ponte, lontano dalla strada comunale di fronte casa Vernetti, idea che però non ebbe seguito.
Il progetto definitivo dell’ing. Carlo Berrini dal costo previsto di £.1500 fu infine approvato nella seduta consiliare del 15 agosto 1914 con 11 voti a favore e 1 contrario, quello del consigliere marchese Gaspare Corti che chiese di “rimandare l’approvazione dato che l’uso del lavatoio non potrà aver luogo che quando si sarà provveduto alla condotta dell’acqua potabile per il comune”.
Per realizzare l’acquedotto e porre le tubature per l’acqua potabile nel paese ci vollero effettivamente parecchi anni e i chegliesi nel frattempo restarono ancora senza lavatoio.
Lo scoppio della prima guerra mondiale e i successivi avvenimenti fecero passare in second’ordine il problema del lavatoio di Cheglio, del quale però gli abitanti avevano necessità, sicchè, il 5 giugno 1936 i chegliesi presentarono nuovamente all’Amministrazione comunale, guidata a quell’epoca dal commissario prefettizio Francesco Berrini, una domanda scritta firmata da tutti i capi famiglia “perchè venga costruito il noto lavatoio già deliberato dal Consiglio comunale antiguerra”. Nel loro scritto è detto che era prevista la costruzione di due lavatoi, uno in località Zinesco e l’altro in frazione Cheglio, entrambi progettati dal defunto ing.Carlo Berrini. “Solo quello di Cheglio, continua la lettera, non fu costruito perchè il nuovo Consiglio di allora rifiutò completamente di costruire l’acqua potabile, che fu poi costruita dalla società SAAR. Ora che lo Spet.le Comune trovasi in possesso, i sottoscritti si credono in diritto di avere il suo lavatoio tanto desiderato” (2).
Finalmente questa volta il bisogno dei chegliesi fu soddisfatto. Il 17 luglio 1936 il marchese Gaspare Corti cedette con atto notarile al Comune di Taino gratuitamente e in perpetuo l’appezzamento di terreno di mq.300 necessario all’erezione del lavatoio pubblico e il diritto d’uso dell’eccedenza d’acqua delle sorgenti di sua proprietà.
Il lavatoio fu costruito secondo il progetto elaborato dall’ing.Carlo Berrini e posto nel luogo individuato fin dall’inizio di questa storia nella località in prossimità del fronte che scavalca via Pasubio e costò allora £.4243,50.
Il lavatoio di Cheglio, così tanto atteso e desiderato, si è ben guadagnato il diritto di essere un simbolo della graziosa nostra frazione.

Note
(1) Archivio Comunale, cart.77
(2) ” ” ” 82

AL LAVANDERI

di Gina Mira d’Ercole Bonenti

Al lùnedì, quand che ‘l nost paa ‘l ciapava in man la vanga,
nùn tusan‚tt metevum al fagott in sù la stanga
e tapasciavum giò par i Runchitt fin al Zinesch,
in dòva poeu sbatevum – ga fùss stai al cald o ‘l fresch –
i pagn vunc sù la pr‚ia (sòtt a t‚cc nùn stavum lì
finch‚ da còlp sunava la campana dal mesdì.
Se da travers filtrava al sòò, tiravum lungh a sbatt:
e sbatt e sbatt, diventavum negar cume i scurbatt).
E lavavum cun l’oli di nost gumbat e ‘l savun
– vers d‚s òr bucunavum cun ‘na f‚ta da pan grulun -.
Rasentavum in acqua limpida, quasi da bev,
e tiravum i lenzoeu n‚tt e bianch cume la nev.
(Se vùna ga pareva da v‚ss la Bela Belinda
la ‘nava da par l‚‚ a la rungia dal Loeugh dal Binda,
o la tajava sù da sòttech pal foss dal Marzell
che tra l’umbrìa di bosch e ‘l verd di praa l’eva inscì bell).
Biund, castanell, mur‚ett, nùn sevum tùcc di gran bei fiòr:
lavavum senza valzaa ‘l coo e parlavum d’amor:
parul‚tt trasugnaa, t‚nar e dolz, cume da meel:
sevum mia lì al lavanderi, nùn sevum in ciel.
Sbatevum pagn, fregavum giò, fregavum sù…
e un ventus‚ll da magg l’eva la nostra giuventù.
E cantavum, cantavum……..