Taino ai primi anni del secolo XX

di Laura Tirelli

Viene spontaneo fare un bilancio del secolo XX, guardarsi indietro per comprendere quali sono stati gli avvenimenti sociali, economici e culturali che lo hanno caratterizzato.
Tra tutte le epoche, un momento storico particolarmente significativo nella storia del nostro paese è stato il periodo compreso tra l’inizio di questo secolo e la prima guerra mondiale, anni in cui, si sono verificati in tutta Europa grandi cambiamenti economici e sociali, a seguito del diffondersi del capitalismo e della manifattura, che hanno determinato modifiche sostanziali nel modo di vita, nel lavoro e nei rapporti tra la gente anche nella piccola comunità di Taino.
Analizzando gli articoli apparsi sui periodici locali “Il Sempione” di Arona e “Il Resegone ” di Lecco dal 4 gennaio 1908 al 10 luglio 1920, accuratamente ritagliati e conservati dal parroco Don Martino Vignati, ricaviamo una dettagliata descrizione della vita, degli avvenimenti, della cultura e dei costumi presenti nel nostro paese nei primi decenni del secolo.

L’inizio del ventesimo secolo, cioè dell’età moderna, a Taino, ha una data precisa: 10 maggio 1905.
In questo giorno i Serbelloni, che per quasi trecento anni furono i grandi proprietari terrieri, iniziarono la vendita del loro feudo a cui fece seguito il loro definitivo abbandono del paese il 28 giugno dell’anno successivo con la cessazione del palazzo avito al marchese Gaspare Corti.
I tainesi, per secoli coloni e massari dei Serbelloni, divennero, nell’arco di pochi anni, proprietari delle terre che i loro avi avevano lavorato, una generazione dopo l’altra, per conto e alle dipendenze della nobile famiglia milanese.
Così Don Martino Vignati descrive sinteticamente questo fenomeno che, abbinato alla nascita di due grandi industrie, la Polveriera e la SIAI, fu causa di una grandissima trasformazione economica e culturale, mai verificatesi in precedenza: “Taino nel 1907 era da due anni libero dal dominio della casa Serbelloni. Pochissimi i piccoli proprietari indipendenti. I coloni si trovarono nella necessità di dover comprare per effetto della vendita del latifondo, entrarono in possesso nel 1911 e fino al 1918 stentarono a liberarsi dai debiti. Sorse a Taino nel 1914 la Polveriera che attirò dei forestieri, in SIAI andarono molti tainesi. Fu così che Taino risentì un certo benessere materiale e conseguente malessere spirituale.”(1)
Casa – Le Prime Villette

“Il benessere materiale” a cui si riferisce Don Martino è rappresentato innanzitutto da un certo sviluppo edilizio che iniziò proprio a partire dai primi anni del secolo: “nella costruzione di case e casette è un crescendo continuo…In Crera, al Movallo, al Binda, al Cantone e alle falde del Monte della Croce, favoriti dalle belle giornate, lavorano indefessamente gli operai nella speranza di poter finire prima che le giornatacce facciano sentire l’alto là!” (“Il Sempione”, 27 novembre 1909).
Il paese si espanse in direzione di Sesto Calende e di Angera. In località alla “Pezza” (via Milano) nel 1908 costruì la propria abitazione il maestro e segretario comunale Domenico Jermoli come riporta “Il Sempione” del 1 agosto 1908 e fu la prima abitazione in Taino ad avere i servizi igienici in casa e non nel cortile.
Alla località detta Cantone, lungo la strada che conduce ad Angera, nei pressi del ponte di Cheglio costruirono la loro casa Carlo Mobiglia e Pietro Mira di Luigi (“Il Sempione”, 31 ottobre 1908). Qualche anno dopo, nel 1912, sono segnalate sul giornale “Il Resegone” altre località di espansione edilizia come il “Prato del Bosco” (casa Ettazzi) e “la costa per Lisanza” (casa Bielli-Nirni). Oltre alla costruzione di nuove case, il paese vide l’ammodernamento e la ristrutturazione di vecchi fabbricati: “al termine di via Serbelloni (ora via P.Paietta) di fronte alla salumeria del sig.Besozzi si sta adattando la bottega del calzolaio Gaetano Miradercole. A Cheglio lavorano molti operai a mettere in ordine la casa del signor Stefano Luisetti presso il ponte sul Riale. La fronte è stata voltata verso strada, il tetto è stato portato ad un medesimo livello, e la parte del fabbricato che avanzava in fuori è stata demolita: in una parola è una vera ricostruzione” (“Il Resegone”, 4 dicembre 1914). Anche la casa Marzoni-Merzagora, vicino alla torre, fu ristrutturata e il portone e il muro di cinta sostituito da una più nobile cancellata e cancello in ferro, “così Taino cammina sulla via del progresso edilizio” dice “Il Sempione” del 10 luglio 1909, per non parlare poi degli ingenti lavori di abbellimento e modernizzazione effettuati nella villa del marchese.
Da rilevare che le nuove costruzioni consistevano in villini e casette monofamiliari che espressero un profondo cambiamento nei valori del vivere collettivo, più legati alla dimensione individuale, la famiglia di tipo nucleare stava sostituendo gradualmente quella patriarcale di cui l’abitazione tipica era stata la cascina dove usavano convivere insieme più generazioni e più famiglie di consanguinei.
Diverse nuove abitazioni vennero poi edificate per conto dei villeggianti “che fuggono i lastroni roventi della città per godere in pace il fresco del nostro colle” (“Il Sempione”, 11 luglio 1908) come “la graziosa villetta” fatta costruire dal sig. Santino Meani di Milano alla località detta “Motto”. (“Il Sempione”, 31 ottobre 1908).
La crescita edilizia fu tale che il comune pensò di ricavare qualche introito per le proprie casse abbastanza esauste introducendo la tassa sul valore locativo, al pagamento della quale furono esentate solo le abitazioni rurali (“Il Sempione”,
8 novembre 1913).
Servizi

Il fervore edilizio non si limitò alle costruzioni private, furono intrapresi alcuni significativi lavori pubblici. Nel 1912 la Parrocchia diede inizio alla edificazione dell’Oratorio maschile su un terreno a fianco della chiesa parrocchiale chiamato “Vigna del Curato”. La semplice ossatura, lunga 24 metri e alta 13, costò allora £.7000.
Alle spese concorse la popolazione con £.600 (la gente non aveva molti mezzi) e £.2000 che erano state lasciate per questo scopo da Don Gadda. Il resto fu raccolto poco alla volta.
Nel 1913 il paese fu dotato di luce elettrica e 13 lampadine illuminarono le vie di Taino e Cheglio a partire dal 27 maggio 1914 (2).
Nello stesso anno ebbero inizio i lavori per dotare il paese di acqua potabile che venne ricavata dalla sorgente “Motto di Casa” che il comune acquistò dall’ingegner Carlo Berrini dei Ronchi per £.4000.
La luce elettrica, l’acqua potabile a noi oggi sembrano servizi ovvi e normali, ma la loro introduzione ebbe un grande effetto sulla vita quotidiana della gente e ne determinò il cambiò di abitudini. Prima che l’acqua giungesse nelle case attraverso le tubazioni, le donne andavano a lavare i panni ai lavatoii, il più utilizzato fu sempre quello del “Genesco” (ora scomparso), vicino alla “Fontana Maria” che forniva l’acqua potabile ad Angera, perchè “l’acqua è tiepida per natura e perciò il lavatoio del Genesco è giustamente preferito ai molti altri che ci sono nel comune” (“Il Sempione”, 19 dicembre 1908). L’acqua per uso domestico era invece prelevata dai pozzi che tutti avevano nei cortili, ma date le condizioni agricole del paese spesso i pozzi erano inquinati e sovente si verificavano casi di tifo.
Nel 1913, le autorità sanitarie imposero la chiusura di due pozzi dopo la comparsa di “recenti casi di tifo”.(“Il Resegone, 3 ottobre 1913). La sanità pubblica era garantita dalla presenza di un medico condotto, stipendiato da un consorzio sanitario comprendente oltre Taino, Lisanza e Lentate Verbano. Medico del consorzio fu il dott.Ettore Riccio fino al 31 ottobre 1913, poi per breve tempo il dott. Francesco Caristo e, a partire dal 6 settembre 1914, il dott. Innoncenzo Bonenti che operò poi a Taino per quasi trentanni.

Cimitero

Un’altra realizzazione importante per il paese fu l’ampliamento del cimitero.
L’ubicazione del cimitero fu una questione sulla quale si discusse per molti anni. Nel 1907 l’amministrazione comunale voleva spostare il cimitero, creato nel 1787 nello stesso luogo in cui è oggi, in altra località, vicino alla cappelletta della Madonnina sulla strada per Lentate, perchè giudicava troppo angusta e troppo vicino all’abitato la sua posizione. Il progetto non ebbe seguito in quanto una raccolta di firme della maggior parte dei capifamiglia espresse il dissenso dei tainesi all’iniziativa dell’amministrazione e il timore di qualche speculazione edilizia perchè “il terreno circostante il cimitero era molto adatto per costruzione di villette” (“Il Sempione”, 23 luglio 1910). Il sindaco, ing. Mosè Berrini, per protesta si dimise. La questione fu ripresa qualche anno dopo e, messa da parte l’idea di trasportarlo, l’amministrazione decise di ampliare il vecchio cimitero. Grazie ad una permuta di terreno con il conte Crivelli-Serbelloni, che fece spostare le salme dei suoi defunti in una cappella (5), si potè creare un viale di collegamento dal cancello all’ossario. I lavori iniziarono nel febbraio del 1912 e furono affidati al capomastro Pasquale Gallanti. Domenica 29 settembre 1912 la parte ampliata del cimitero venne benedetta dal prevosto di Angera, Don Ambrogio Airoldi, dopo una solenne processione a cui prese parte l’intera popolazione che aveva dimostrato, con mirabile costanza, di volere che “i loro morti restassero dove si trovano”. (“Il Resegone”, 5 ottobre 1912).

Lavoro

I tainesi ricavavano il loro sostentamento prevalentemente dall’agricoltura. L’Unione Rurale di Taino e dintorni compilò un prospetto relativo ai raccolti fatti dagli abitanti di Gheglio nell’anno 1913 (31 famiglie agricole). Questi dati forniscono un’idea di quanto produceva la terra: oltre alla segale (Ql.221,5) e al granoturco (Ql.335), la produzione maggiore era quella del fieno (Ql.2255) e dell’uva, suddivisa tra americana (Ql.497,5) e nostrana (Ql.749,5). (“Il Resegone”, 18 aprile 1914).
Al miglioramento delle risorse della terra veniva data molta attenzione, particolarmente dalle associazioni agricole (Unione Rurale, Mutua Bestiame, Circolo Agricolo Chegliese) che organizzavano conferenze per i soci( più di 100 i contadini iscritti alla Unione Rurale) tenute regolarmente dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura di Como che inviava i suoi oratori in paese. Nei primi anni del secolo vi fu un notevole sviluppo dei concimi chimici: ogni anno le cosidette “scorie Thomas”, “indicatissime per le nostre terre che le fanno risorgere a vita novella e, nel tempo stesso alla portata delle piccole borse”, venivano importate da Malstatt-Barback (Prussia renana), depositate in casa del sig.Curato e poi distribuite agli agricoltori. (“Il Sempione”, 19 settembre 1908).
La terra non era comunque sufficiente per tutti e particolarmente dure erano le condizioni dei contadini non proprietari. Nel 1908 vi fu una sommossa dei coloni, oltre quarantaquattro, della signora Giulia Bordini di Angera che possedeva circa il 50% delle terre di Cheglio. I coloni, sostenuti dall’Unione Rurale di Taino e dintorni, volevano migliori condizioni di affitto e rivedere gli accordi per la compera dei generi in natura e i sistemi di prestazione di giornate di lavoro per le quali, nonostante l’aumento del costo della vita, “i proprietari corrispondevano la misera quota giornaliera di £.0,70” (“Il Resegone”, 4 maggio 1912).

Emigrazione

Risorsa alla mancanza di lavoro in paese fu fino agli anni ’20 l’emigrazione.
Nel 1910 Taino aveva 1929 abitanti, l’anno successivo solo 1444 risultavano presenti, 330 persone erano emigrate definitivamente e 150 risultavano assenti per lavoro stagionale all’estero (5). Nel 1914, a seguito dell’inizio delle ostilità in Europa, molti dovettero tornare a casa e si trovarono senza lavoro e in difficoltà. Alcuni operai si rivolsero alla Giunta comunale per chiedere lavoro: “oltre le riparazioni agli stabili di proprietà del comune la commissione di operai chiese di poter costruire un nuovo cimitero”. (“Il Resegone”, 26 settembre 1914). La Giunta deliberò un mutuo pro-emigranti di £.2000 (“Il Resegone”,
24 ottobre 1914) e la Parrocchia organizzò banchi di beneficenza e lotterie in favore dei rimpatriati: “la musica tainese, i giochi popolari riuscirono ad attirare della gente dai paesi vicini. L’incasso fu discreto, data la crisi generale”. (“Il Resegone”,
14 novembre 1914).

Ferrovie

Anche le Ferrovie furono una fonte di lavoro per parecchi tainesi (6), alle quali però Taino pagò anche un tributo umano: il frenatore Giuseppe Bielli di Cheglio il 30 agosto 1908 in servizio a Rho, “fu investito e ucciso dal treno elettrico 82 mentre saliva sul bagagliaio del treno merci 5058.” Aveva 31 anni. (“Il Sempione”, 5 settembre 1908).
Altre “vittime del lavoro” in quegli anni furono il muratore Giosuè Giovanella, che perì nel disastro edilizio avvenuto il 31 ottobre 1911 a Nogent Sur Seine nell’Aube in Francia e il minatore Enrico Bielli che, a Cannero, mentre caricava la gelatina nel foro scavato nella roccia rimase vittima dell’esplosione della polvere. (“Il Nuovo Sempione”, 24 febbraio 1917).

Polveriera

Nel 1914 iniziò ad operare la Polveriera. I primi sentori di questa nuova attività, che tanto ha segnato la vita del paese, si ebbero nella primavera del 1908 quando i terreni al Campaccio furono acquisiti dall’ing. Ottorino Magnani di Milano, che però poi sospese i lavori, per la fabbricazione di quello che fu subito definito il terribile elemento (“Il Resegone”, 3 agosto 1912). L’idea fu ripresa dalla Società Anonima Davey Bickford e Smith per i buoni uffici dell’ing. Savoia. La costruzione dei due primi depositi per gli esplosivi, uno al Campaccio e l’altro presso il lago alla cascina Tognoli, sotto la direzione del signor Felix Roulet-Morel di Neuchatel, furono terminati nel dicembre del 1913 e l’anno successivo iniziarono le prime assunzioni di operai, circa sessanta persone. Sul “Resegone” del 20 dicembre 1913 è segnalata la grande speranza che i tainesi ponevano in questa nuova industria “per trarre il pane che ora la nostra gente è obbligata a cercare all’estero”.

Bernocchi e Soara

Anche due stabilimenti di Angera, il Bernocchi, aperto nel 1896 e la Soara, fondata nel 1909 dall’ing. Emilio Rodolfo, diedero lavoro a diversi tainesi. Al Bernocchi, fabbrica tessile, dove lavoravano prevalentemente donne, la paga era misera. Nel febbraio del 1913 le operaie ricorsero allo sciopero per ottenere condizioni migliori e si radunarono in protesta davanti allo stabilimento. Intervennero le forze dell’ordine che assalirono e dispersero a colpi di daga e col calcio del moschetto le manifestanti facendo succedere un parapiglia durante il quale il delegato di P.S. cadde a terra ferendosi alla guancia sinistra con un filo di rete metallica. Questo episodio ebbe come epilogo l’arresto di Maria Ghiringhelli, Luigia Ponti e Teresa Bielli che al processo vennero però assolte per insufficienza di prove e di Rachele Giudici, presidente dell’Unione Operaia, condannata a tre mesi di reclusione con la condizionale. (“Il Resegone”, 8 marzo 1913).
Anche alla Soara furono impiegati non pochi tainesi, tra i quali Battista Bielli, che ne fu il direttore, Giuseppe Mobiglia, capo squadra e Giuseppe Mira, venditore.

Attività commerciali

Grazie alle rimesse degli emigranti, al lavoro nelle Ferrovie e nelle prime fabbriche che sorsero nella nostra zona proprio nei primi anni del secolo, i tainesi disposero gradualmente di una maggiore quantità di denaro e di conseguenza aumentò il numero delle attività commerciali presenti in paese: Adolfo Bielli aprì nel 1910 una panetteria con due belle vetrine (“Il Sempione”, 16 luglio 1910), Giovanni Delmartini un nuovo forno nel 1914 e, come riferisce “Il Resegone” del 26 settembre 1914, in via Amalia, nella casa di proprietà del sig.Giuseppe Bielli, si aprì una macelleria di equini e simili per cura del signor Gilardini di Maggiora e successivamente, in via Garibaldi, una nuova salumeria-macelleria da Carlo Salina di Travedona.
Alla fine del 1913 Gino Arrigoni e il cognato Ernesto Carettoni aprirono un’industria di salumi per il commercio all’ingrosso.
“Il Resegone” del 20 dicembre 1913 sottolinea con soddisfazione che la scelta di Taino per questa attività da parte dei suddetti signori era determinata dalla ragione che “il clima tainese conferisce moltissimo alla confezione e alla buona riuscita dei salumi”. Ed effettivamente doveva essere così, visto che questo salumificio operò a Taino per oltre cinquantanni e qui Gino Arrigoni, che era nato a Zelo Surrigone, vicino ad Abbiategrasso, nel 1887, si stabilì definitivamente e formò la propria famiglia sposando la tainese Angelica Berrini.

Politica

Nel 1912 venne introdotto per la prima volta il suffragio universale maschile che ammise al voto, oltre ai maggiorenni abbienti e che sapevano leggere e scrivere, anche elettori di sesso maschile che avevano raggiunto il trentesimo anno di età o che avevano svolto il servizio militare. Gli elettori tainesi risultarono 546, nel cui numero furono compresi 380 che avevano compiuto il 30° anno e 67 che avevano fatto un anno e più di servizio militare (“Il Resegone”, 14 dicembre 1912).
La partecipazione al voto non era però elevata: nelle elezioni comunali del 1910 su 400 aventi diritto, espressero il loro voto solo 172 elettori (“Il Sempione”, 2 luglio 1910).
Nonostante l’apparente indifferenza della popolazione l’antagonismo politico era vivace in paese: si confrontavano, spesso scontrandosi, due diverse concezioni di libertà e di società, una legata al cattolicesimo e ai valori propugnati dalla chiesa, e un’altra laica e socialista.
Particolarmente rappresentativi di queste due differenti posizioni furono in quegli anni Giuseppe Mira fu Stefano e Luigi Bielli di Virgilio.
Giuseppe Mira, di idee repubblicane-socialiste, nacque nel 1882. Frequentò il liceo classico presso il collegio De Filippi di Arona. Rimasto orfano di padre in giovane età, abbandonò gli studi e si impiegò come venditore alla Soara; in seguito, in società con Cesare Merzagora di Angera, creò una impresa edile che realizzò, tra l’altro, diversi lavori stradali, la costruzione della diga di Cremenaga e della galleria di Cogne. Sposò Maria Movalli ed ebbe 5 figli.
Si occupò dell’amministrazione comunale prima come assessore nel 1910 e poi come sindaco nel 1912, carica alla quale fu rieletto il 2 agosto 1914, anni in cui il paese vide l’introduzione di nuovi e innovativi servizi, come sopra menzionato.

Suo antagonista e avversario politico fu Luigi Bielli di Cheglio.
Luigi Bielli nacque nel 1886, della sua vita non si hanno molte notizie perchè morì piuttosto giovane, a soli 35 anni nel 1921. Sposò Ambrogina Ponti ed ebbe due figli, si occupò di commercio e secondo quanto riporta il “Resegone” del 27 gennaio 1917 assunse in quell’anno, in società con Giovanni Besozzi, la gestione del negozio di macelleria e salumeria situato al Torchio.
Mentre invece delle sue idee politiche, delle sue battaglie nè è rimasta una considerevole traccia nei numerosi articoli che scrisse per il giornale “Il Resegone” di cui fu il corrispondente da Taino. Si occupò della vita pubblica come consigliere comunale, assessore supplente e presidente della Congregazione di carità; assunse anche cariche in varie associazioni presenti in paese.
Cattolico e legato alla chiesa, si trovò spesso in urto con la giunta laica e socialista dei suoi tempi, alla quale non risparmiò le sue critiche per i ritardi nella esecuzione delle opere pubbliche o per le scelte effettuate. Si oppose anche, in nome della moralità pubblica, ai frequenti balli che si tenevano, soprattutto al termine della guerra, nei locali del Circolo Agricolo Chegliese e in quello vinicolo (“Il Resegone”, 25 maggio 1918). Voleva lo sviluppo di Taino e un suo maggior collegamento con i paesi circonvicini: nel marzo 1914 propose al comune di sensibilizzare l’opinione pubblica affinchè la tramvia Varese-Angera per Sesto C. passasse da Taino anzichè da Lisanza, proposta però che non incontrò il credito sperato in Consiglio comunale (“Il Resegone”, 11 aprile 1914).

Contrapposizione tra cattolici e laici

Una intensa lotta politica si svolse intorno a tre temi fondamentali: l’inserimento delle suore nell’Asilo infantile, l’insegnamento religioso nella scuola e l’autonomia scolastica.
Nel 1912, il presidente dell’Asilo Infantile “Maria Serbelloni”, marchese Gaspare Corti, propose di sostituire il personale laico dell’Asilo con le suore, ritenute più adatte a tale incarico. Ciò non avvenne per il dichiarato anticlericalismo del consigliere ing. Carlo Berrini. La cosa fu riportata dallo stesso Berrini in consiglio comunale, il quale a maggioranza, rinnovando le cariche dell’asilo, nominò membro del consiglio di amministrazione dell’Ente morale il socialista Carlo Mira d’Ercole in sostituzione del parroco, che ovviamente sosteneva l’insegnamento delle suore, per evitare così la presenza di un numero di consiglieri favorevoli alla proposta del presidente. Conseguenza di questa azione furono le dimissioni dall’incarico da parte del marchese Corti. (“Il Resegone”, 11 ottobre 1912).
La vita politica era animata dalla lotta tra clericali e anticlericali come dimostra la faccenda dell’insegnamento religioso sulla quale vi fu un lungo dibattito tra coloro che sostenevano la proposta del sindaco Giuseppe Mira di escluderlo dall’orario scolastico e coloro che invece volevano che vi fosse inserito (“Il Resegone”, 28 dicembre 1912). La questione si risolse con un compromesso: l’insegnamento religioso fu escluso dalle ore di lezione, ma impartito dagli insegnanti comunali in orario stabilito dalla commissione provinciale scolastica in accordo con le autorità comunali (“Il Resegone”, 28 febbraio 1913). Nel 1914 la scuola venne statalizzata, però fu concesso ai comuni la possibilità, su richiesta, di continuare a mantenere l’amministrazione delle proprie scuole e poter così scegliere direttamente gli insegnanti. Favorevole all’autonomia scolastica era il consigliere Luigi Bielli, confortato dalle decisione in tal senso già presa dalla vicina Angera e dalla socialista Omegna, contrario l’ing.Carlo Berrini, sempre temendo l’ingerenza del prete nella scuola. Nella votazione la proposta Bielli per l’autonomia raccolse solo 3 voti e la scuola divenne statale (“Il Resegone”, 30 aprile 1914).
Un lungo articolo de “Il Resegone” del 30 maggio 1914 elenca in dettaglio quelli che erano ritenuti i mali della politica tainese: l’assenteismo, “su 15 consiglieri pochi furono gli assidui alle sedute del Consiglio e meno ancora furono quelli che presero vivo interesse alle discussioni” e l’abitudine di eleggere persone non residenti in paese per cui le soluzioni ai problemi venivano, per le difficoltà di radunarsi della giunta, trascinate a lungo. Un altro male era la partigianeria: “da quando è invalso fra gli elettori tainesi il brutto vezzo di nominare consiglieri del comune persone legate fra loro da vincoli di parentela o da interessi di lavoro, abbiamo visto che basta il cenno d’un capitano qualunque per vincere qualsiasi battaglia” con una certa propensione a decidere le questioni altrove prima della loro trattazione all’interno del consiglio comunale.
Mali questi legati alle condizioni storiche del paese che solo allora iniziava ad uscire da secoli di subordinazione. Il processo democratico, che implica l’assidua attenzione e partecipazione di tutti i cittadini, è assai lungo, però fu proprio in quegli anni che ne venne gettato il seme, come dimostra anche l’istituzione di numerose associazioni, gestite democraticamente, sia di ispirazione cattolica che socialista: dall’Unione Donne Cattoliche S.Eurosia, fondata nel 1909, alla Società Cattolica di Mutuo Soccorso, all’Unione Rurale di Taino e dintorni e Unione operaia, alla Società Operaia di Mutuo Soccorso. La vita associativa era certamente piuttosto intensa, ed oltre alle già citate associazioni vi era una Cooperativa di consumo, il Circolo Agricolo Chegliese, più due Mutue bestiame e due Circoli vinicoli. Nel 1914 fu costituita la sezione socialista di Taino (“Il Resegone”,23 maggio 1914) e nell’ottobre 1919, la sezione tainese del Partito Popolare di Don Strurzo su promozione di Arturo Baranzini, Noè Paietta e Antonio Zingaro (“Il Resegone”, 18 ottobre 1919). Data questa vitalità, non si può limitare il giudizio sulla lotta politica che si svolse in quegli anni solo al contrasto tra forze laico-socialiste che aspiravano al progresso ed altre conservatrici-clericali più legate alla tradizione perchè sarebbe questo un concetto troppo limitante per definire una società complessa in fase di trasformazione. Erano in gioco aspetti più profondi come la visione etica e il concetto di libertà che ciascuno intendeva in modo diverso.
La contrapposizione politica aveva anche un lato umoristico con l’utilizzo di un linguaggio irriverente ma colorito: i socialisti definivano i lettori del “Sempione”, foglio cattolico, “poche beghine analfabete e poco più”, di rimando, i cattolici chiamavano i socialisti “i quattro gatti del sol dell’avvenire” (“Il Sempione 24 aprile 1909).

Scuola

Il Convitto Nicolò Tommaseo

Nei primi anni del secolo a Taino esistevano solo le prime tre classi elementari, le classi superiori (4° e 5°) furono presenti a partire dal 1914 quando il prof. Carlo Rostaing aprì il collegio Nicolò Tommaseo. Le lezioni ebbero inizio il 19 ottobre di quell’anno e oltre alle elementari, furono istituiti corsi preparatori agli esami della scuola tecnica (“Il Resegone”, 17 ottobre 1914). Nel 1915 frequentarono il convitto 30 tainesi e l’esito degli esami sostenuti dagli aspiranti alla promozione nei corsi tecnici presso le scuole tecniche di Romagnano fu assai soddisfacente: su dodici giovani, furono promossi dieci. Gli esami di licenza elementare furono dati nel collegio stesso alla presenza dell’ispettore scolastico Leonida Sandrelli e i sedici presentatisi nelle due sessioni ottennero il diploma. (“Il Resegone”, 30 ottobre 1915).
Il bisogno di maggior istruzione era sentito in paese e per rispondere a questa esigenza già nel 1908 era stata organizzata da un comitato formato dal parroco Don Martino Vignati, dal sindaco Carlo Porotti, dal coadiutore Don Natale Rainoldi, dal maestro Domenico Jermoli, dal prof. Don Luigi Rossi del De Filippi di Arona, dal rag. Francesco Farella di Gallarate, una scuola serale gratuita per i giovani prosciolti dall’obbligo dell’istruzione elementare. La direzione della scuola fu affidata al maestro Jermoli. Le lezioni, di un’ora e mezza ciascuna, impartite agli alunni furono 47, 47 fu anche il numero degli iscritti alla scuola. Le materie di insegnamento furono la lingua italiana, il francese, la matematica e il disegno (“Il Sempione”, 23 maggio 1908). La scuola ebbe un esito felice, e tra gli alunni sono citati i nomi di Francesco Bielli, Emilio Tonella e Giuseppe Ponti (“Il Sempione”, 5 giugno 1909).

Concludendo, dall’analisi di tutte queste notizie accuratamente riportate dai giornali si ricava l’immagine di una comunità piuttosto viva, che si stava trasformando ed evolvendo a seguito delle mutate condizioni economiche e sociali, ma che restava fedele ai suoi valori di fondo e il “malessere spirituale”, a cui fa riferimento, come accennato all’inizio, Don Martino Vignati, non era tanto, a nostro avviso, nelle coscienze, ma nelle difficoltà e nella dura lotta sia psicologica che materiale per emanciparsi da uno stato di povertà e dipendenza.

NOTE

(1) lettera di Don Martino Vignati all’Arcivescovo Schuster del 12 giugno 1945.

(2) Le 13 lampadine furono poste nei seguenti luoghi: di fronte alla cascina Amalia; all’angolo di piazza S.Stefano, via Umbero I, via Marianna; al Torchio; al peso pubblico; all’Oratorio di S.Eurosia; allo svolto Binda-Movallo; all’angolo Cascine e Campagnola; alle cascine presso il ponte di Monzeglio; allo svolto Stallazzo presso l’osteria Nazionale e la casa di Marco Giovanella; allo svolto Stallazzo-Crera; alla Pezza presso il sig.Francesco Berrini; le ultime due nella frazione di Cheglio.
(“Il Resegone, 14 giugno 1913)
Interessante è ricordare i nomi delle vie, che il tempo e “la storia” hanno modificato.

(3) i lavori per l’acqua potabile terminarono nel 1920. Il Comune chiese un mutuo alla Cassa Depositi e Prestiti di £.140.000 e per iniziare i lavori utilizzò un prestito di £.15.000 concesso a basso interesse dal marchese Gaspare Corti.

(4) già nel 1874 fu fatta dalla famiglia Serbelloni la proposta di spostare il Cimitero (vedi “Voce del Dumin” 2/94).
La cappella Serbelloni esiste ancora, non più visibile, su di essa fu edificata nel 1936 l’edicola funeraria contenente i resti delle vittime tainesi dello “scoppio” in Polveriera del 27 luglio 1935.

(5) censimento della popolazione del 1911

(6) vedi “La Ferrovia e i Ferrovieri di Taino” in “Voce del Dumin” 2/95.

foto 22. scolari dei primi anni del secolo (1907/8) con il maestro e segretario comunale Domenico Jermoli
(foto Pina Beltramini)