Longobardismi nel dialetto tainese

di Cinzia Mandelli*

Dalle ricerche degli storici del lago Maggiore risulta che i Longobardi, giunti in Italia dalla Pannonia nel 568 sotto la guida di re Alboino, raggiunsero le sponde del lago Maggiore intorno al 572. La dominazione longobarda terminò nel 774, ma tracce di questo antico regno sono presenti ancora oggi. Di ogni civiltà sopravvivono più o meno a lungo nella memoria storica prevalentemente testimonianze immateriali: riti funebri, saghe di eroi, versi di poeti. Tra tutti i documenti, i più longevi sono i nomi propri di luogo, cioè i toponomi, che si tramandano, talvolta alterati dall’uso, nel succedersi delle lingue e delle culture, su un dato territorio. Nel susseguirsi delle dominazioni, spesso i nuovi arrivati adottano il nome dato ad una determinata località dai primi occupanti, dimenticandone il significato, ma mantendone il suono che entra nel loro vocabolario. Esplorare il passato-presente nei nomi di luogo è come essere un archeologo della lingua che riporta alla luce relitti di lingue sepolte.
Un toponimo di origine longobarda è il nome BINDA, presente ancora oggi a Taino come cognome di alcune famiglie e di località: vicolo Binda a Cheglio e l’antica “contrada Binda” (via Fabio Filzi). Il termine BINDA era utilizzato con il significato di “striscia, fascia, benda”, poi usato come impiego geonomastico per indicare una “striscia di terra a campi o a bosco”. Da BINDA derivano le forme dialettali lombarde “bindel” (nastro stretto) e “bindà” (legare). La voce BINDA può essere confrontata con l’antico nordico “binda”, l’antico sassone “bindan” e il tedesco “binden” (legare, unire) da cui deriva l’italiano “benda”.

Ricostruendo l’evoluzione linguistica longobarda sono venuta a contatto con termini simili a quelli del dialetto tainese di cui ho individuato circa una cinquantina di voci di origine longobarda che si riferiscono prevalentemente alla vita quotidiana in tutti i suoi aspetti, dalla casa alle attività agricole, dalla caccia e pesca ai mezzi di trasporto, ecc.
Relativamente alla casa, il nome più caratteristico è il composto STAINBERGA (alloggio di pietra), da “stain”(pietra, dal germanico stainz) e berga (alloggio), confrontabile con il tedesco Stein (pietra) e Bergen (proteggere), da cui Steinberge (riparo di pietra). La forma longobarda si è evoluta nell’italiano e nel tainese STAMBERGA (abituro).
Il longobardo PALK (travatura, assito) ha portato all’italiano “palco”, al tainese “palk” (palco dei banchi di beneficienza e assito delle sagre paesane) e al suo diminutivo “palket” (ponteggio edile).
Il longobardo SKUR (luogo coperto, rifugio, protezione) si è evoluto in “riparo, imposta ad anta chiusa che non lascia filtrare la luce”. L’italiano “scuro”, confrontabile con il milanese “scur”, indica infatti le imposte per chiudere finestre e balconi. Per questa sua caratteristica SKUR in tainese significa anche “buio” e SKUROO designa un locale o luogo buio senza aperture o più specificatamente il “luogo chiuso e buio della chiesa dove il Venerdì Santo viene riposto l’ostensorio.

Molti dei termini di origine longobarda che si trovano nel dialetto tainese sono legati alla vita quotidiana e relativi ad oggetti in uso nella casa o per la lavorazione dei campi.

Il termine longobardo STOK (tronco d’albero, palo di sostegno) è rimasto nel tainese con il significato di travetto, puntello, solitamente in legno. Con l’invasione dei Goti viene introdotto il termine germanico BREDEL (tavoletta assicella), che si trasforma, con la successiva ondata longobarda, nella forma PREDEL e nel tainese “predela” (predella) e nel suo diminutivo “predelin” (poggiapiedi, sgabello).

Il longobardo SKRANNA (sedile) si è legato al latino volgare “scamnium” dando vita al tainese “skagn” (sedia, sgabello) con i diminutivi “skagnit, skagnet”.

Interessante è SCHERPA (oggetti di valore, suppellettili) che nei dialetti italiani è dominante con il significato di “corredo nunziale della sposa”, cioè oggetti di valore, attestato nel tainese “skirpa” con lo stesso significato.

Termini longobardi legati alla lavorazione artigianale dei tessuti sono FEDERA (federa del cuscino, imbottita di piume) e FAZZJO (cencio, straccio) confrontabili con il tedesco “vetze” e “fetzen” di identico significato. La prima parola, continuata nell’italiano e nel tainese “federa”, trova riscontro anche nell’antico lombardo “fidrigheta” (imbottitura del cuscino) da cui il comasco “fidriga” (sacco di paglia). Il secondo termine si è conservato nell’italiano “fazzoletto” e nel tainese “fazulet”.

Connessi all’attività domestica del cucito e della sartoria spiccano BINDA (striscia) e SKAUZ (falda, cocca, lembo di un abito). Il longobardo BINDA, come già detto, oltre che nella toponomastica, sopravvive nel tainese “binda” (benda) “bindàa” (legare) e “bindel”(pezzo di stoffa usato per legare qualcosa in modo provvisorio, ad esempio nell’orto per legare le piantine in crescita). La forma SKAUZ è rimasta nel tainese “scusàa” (grembiule), “scos” (grembo) e “scusalina” (scossalina, termine edile).

La terminologia culinaria è rappresentata dal longobardo SUPFA (polenta tenera), continuato nel tainese “supa” (minestra). Nella casa longobarda il fumo del camino fuoriusciva da un’apertura del tetto, con mediocri risultati. THAMF (vapore, fumo) è sopravvisssuto nell’italiano “tanfo” e nel tainese “tanf” (puzza d’aria viziata); il tainese “tanfà” indica una scia di odore sgradevole. L’aria viziata era causata dalla cottura dei cibi all’interno della casa. A ciò si riferisce il germanico BRAS (brace), attestato nel tainese con identico significato e che, modificato da suffisso aggettivale longobard ASK, ha dato vita al tainese “barnasch” (secchio per il carbone).

Sono sopravvissuti numerosi termini longobardi legati alla vita dei campi. Un esempio è BINGO (tubero, protuberanza) evolutosi nel tainese “bugnun”. KRUPPJA (mangiatoia) è divenuto nel tainese “grepia”. Connesso a questa forma è KRUPP (nodo, intoppo) attestato nel dialetto di Taino con “grup” (nodo), “grupàa” (annodare), “gropa” (schiena, groppa) e “grupun” (schiena che sopporta grossi pesi). Il longobardo STERZ (manico dell’aratro) si è mantenuto nel tainese “sterz” (sterzo), “sterzàa” (sterzare) e “sterza” (movimento brusco che provoca dolori di schiena). Quest’ultimo termine allude alla fatica fisica e ai conseguenti dolori, causati dall’utilizzo dell’aratro. Il longobardo ZAINJA (cesto) presenta una evoluzione semantica molto varia. In tainese non compare mai singolarmente, ma solo nel paragone “m‚ na zaina da vedar”, sinonimo di una cosa o persona molto delicata. In bustocco “zaina” è un misurino per la grappa. Connessi alla lavorazione del legno sono i termini longobardi SKID (pezzo di legno) e STEK (verga, piolo). SKID si è conservato nel tainese “skaia” (scheggia, scaglia) e nel suo diminutivo “skai‚ta, skaiàa” (scheggiare) e “skaiun” (persona alta e magra). In tainese “stek” indica un pezzetto di legno sottile, uno stuzzicadenti o persona magrissima.

La caccia e la pesca rivestivano una notevole importanza nel mondo longobardo, per cui molti furono i termini riferibili a queste attività.

Notiamo che la voce longobarda TRAPPA (trappola) si è mantenuta nel tainese “trapula” e “trapun” (talpa), metaforicamene “persona cieca come una talpa”. La caratteristica più evidente di questo animale è infatti la scarsa capacità visiva che è causa del suo cadere facilmente nelle trappole.

Legato alla pesca è il termine longobardo WADA (rete a strascico), da cui il tainese “guadin” (guadino).

Tra le voci riferite agli animali troviamo il longobardo TAHHALA (cornacchia, gazza) che è sopravvissuto nel tainese “takula” (cornacchia); nel comasco “tacola” acquista anche il significato di “donna litigiosa” e nel dialetto bresciano “strumento rumoroso che si suona durante la Settimana Santa”. Il longobardo ZIHHA (zecca) si trova nel tainese “(t)zeka” da cui deriva il termine “(t)zekat” (sudicione).

Diversi sono anche le voci di origine longobarda che si riferiscono al corpo umano.

Il termine tainese “lifrok” (fannullone, perditempo) deriva da una trasformazione in senso peggiorativo della voce longobarda LEFFUR (labbro animale).

Il longobardo NAPP(J)A (naso) si presenta nel tainese con la variante “canapia” (grosso naso) da cui “canapiun” (nasone). Dal longobardo STROZZA (gola), che ha mantenuto il significato originario solo nel toscano, deriva il tainese “struzaà” (strozzare) e “struzin” (usuraio, strozzino) e “stroz”, un termine tipico del gioco della briscola quando, di solito con i valori alti, si supera una carta con un’altra. Il longobardo MAGO (stomaco e metaforicamente angoscia, pena) presenta una particolare evoluzione semantica. Nei dialetti centro-settentrionali indica “il ventriglio di pollo”. Nel dialetto lombardo mostra sia il significato culinario che quello simbolico come risulta dal comasco “magon” (animella attaccata alla milza, ma anche accoramento, dispiacere, rimorso). Fa eccezione il tainese “magun” che significa “magone, nodi di pianto”.

Il longobardo SKENA (osso, stinco) è passato ad indicare la “schiena” sia in italiano che nel dialetto tainese.

L’importanza dei mezzi di trasporto è resa dai termini BARA e SLITA. BARA, dal germanico “beran” (portare), indica una “barella a braccia”, una lettiga per portare i morti al luogo di sepoltura. Questa valenza si è mantenuta nel tainese “barela” e nel milanese “barella” (lettiga) e nell’italiano “bara” (cassa da morto).

SLITA (slitta) ha proseguito nel tainese “slita” e “slitàa” (slittare) e in varianti quali “slisigàa” (scivolare) e “slisigun” (scivolone).

Il longobardo STRAK (teso, tirato) è continuato nel tainese “strak” (stanco) e “strakàa” (stancare). Il significato longobardo GRAM (triste, irato) si è parzialmente conservato nell’antico lombardo “gramo” (dolente, triste) e nel tainese “gram” (persona o cibo cattivi). Il longobardo LIST (astuzia) si è trasformato nel tainese “lest” (veloce, rapido). SLAHH, con l’aggiunta del prefisso “bis”, ha dato vita all’italiano “bislacco” e al tainese “bislac” (strano). Il longobardo BLAUZ (privo, nudo e simbolicamente meschino, disadorno, sciatto) è continuato nel tainese “biot” (nudo) e “sbiutàa” (denudare, spogliare).

Particolarmente interessante è il termine longobardo MUNDWALD (tutore della donna nubile) che nel tainese “minigold” e nel milanese “manigold” ha il significato di canaglia, manigoldo; il che fa supporre che nella considerazione popolare il “tutore della donna nubile” fosse in genere persona poco onesta.

Analizziamo da ultimo le voci verbali di origine longobarda presenti nel dialetto tainese.

Il longobardo BISON si riferisce al bestiame che, punto dai tafani, corre qua e là. Questo significato si è conservato nel tainese “bisii” (pungiglione di insetto) e nel verbo “bisiàa” che indica il pungere di serpi o insetti. Il verbo longobardo SKRAPF(J)AN (grattare) ha dato vita al tainese “sgrafignàa” (graffiare) e “sgrafignava” (graffio). Il longobardo STRAUFINON (gettar via, levare) si è evoluto nell’italiano “strofinare, e nel tainese “furfiàa” (stropicciare) e “furfiun” (messo in un mucchio, in disordine). Il longobardo SLAPPON (divorare, inghiottire) non ha perso la propria forza semantica nel tainese “(s)lapàa” (mangiare voracemente) e “lepàa” (leccare) e “lapa” (loquacità patologica). Anche il longobardo TRINKAN (bere) evidenzia la smodatezza di questa azione, trasferitasi nell’italiano “trincare” e nel tainese “trinkà” con il significato di bere eccessivamente.

La forma HRAFFON (arraffare, strappare) è continuata nell’italiano “arraffare” e nel tainese “raffàa” nel senso di afferrare, portar via, togliere con la forza. Questi termini sono rimasti nei dialetti dell’Italia settentrionale, incluso il tainese, per la loro efficacia espressiva; le corrispondenti forme latino-romanze, stilisticamente più elevate, erano inadeguate.

Il longobardo SHAHHAN (fendere) continua nel tainese “spacàa”, così il longobardo THRUKK(J)AN (pigiare, spremere) si trova nel tainese “trucàa” con il significato di schiacciare il terreno per farlo assestare. ZILON (andare, muoversi in fretta) compare nell’espressione tainese “nàa m‚ na z‚la” (correre).

I verbi SKERZAN (scherzare) e STORNJAN (essere attoniti, spaventati) indicano azioni morali. SKERZAN è continuato nel tainese “scherzàa” (prendere in giro ) e “scherz” (scherzo). L’evoluzione semantica del longobardo STORNJAN (assordare, rintronare) ha portato al tainese “strunìi” (assordare) e “storn” (sordo).

Con questa ricerca mi sono proposta di verificare l’importanza della dominazione longobarda nella zona del Lago Maggiore attraverso l’analisi dei toponimi e le voci dialettali. Il termine che ha maggiormente attirato la mia attenzione è stato GAHAGI (bosco sacro, bandito, recintato). I vari Gaggio, Gaggiolo, Gaggino, da esso derivati, distribuiti quasi uniformemente nei territori del lago e che denominano paesi, colline, torrenti ecc., mi avevano fatto sempre pensare a scarsa fantasia da parte delle popolazioni residenti. Solo ora, conoscendo il significato della parola, sono riuscita a motivare questa distribuzione così diffusa. Infatti anche oggi la nostra è una zona ricca di boschi e senza dubbio lo era ancora di più oltre mille anni fa. Anche la voce WALD (bosco, brughiera), ben radicata con un buon numero di toponimi, non fa altro che confermare la grande estensione dei boschi. La presenza di questo elevato numero di termini di origine longobarda nei toponimi e nelle voci dialettali non è però sufficiente a provare l’esistenza di un preciso insediamento longobardo nella nostra zona, ma avvalora l’ipotesi espressa dello storico De Vit che i longobardi, da semplici esattori di tributi, in natura o in denaro, siano divenuti proprietari terrieri, cioè latifondisti, acquisendo le terre sotto forma di riscossione di tasse. Esaminando questi toponimi viene a questo punto spontaneo constatare come i nomi locali raramente o mai siano stati sostituiti da altri sostanzialmente diversi, anche quando è venuta a cessare la condizione che ha dato origine al nome. In linea di principio, infatti, essi mostrano un carattere conservatore a livello lessicale e fonetico. Purtroppo alla vastità della documentazione toponomastica non corrispondono ritrovamenti archeologici adeguati. I pochi reperti finora pervenutici sono quasi esclusivamente casuali, essendo in pratica assente una sistematica ricerca archeologica. Tuttavia in questi ultimi tempi una maggior sensibilità da parte della popolazione ha fatto sì che molti reperti che una volta, per ignoranza, passavano sotto silenzio, vengono adesso recuperati ed adeguatamente valorizzati, come nel caso di Besozzo dove sono state ritrovate armi longobarde nella frazione di Bogno o a Stresa dove nel cimitero di Sant’Albino vi è una lastra di copertura tombale del VII secolo. A Taino, nonostante la brevità e la lontananza nel tempo della dominazione longobarda, il suo influsso si fa ancora sentire con circa cinquanta termini nel dialetto e con il toponimo “Binda”. Considerando i radicali mutamenti e il graduale disuso del dialetto in questo secolo e la mancanza di tradizione scritta è quasi certo che le forme da me riscontrate non siano che una piccola parte di quelle originariamenti presenti.

In conclusione mi sento di poter affermare che la presenza longobarda è stata ben radicata sia nella parlata che nella toponomastica e che il suo influsso ha lasciato un segno nella cultura locale.

 

* Cinzia Mandelli si è laureata nel 1999 in Lingue e Letterature Straniere presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano con una tesi dal titolo “Tracce Longobarde nella Toponomastica del Lago Maggiore” Da questa originale ricerca, che offre ulteriori conoscenze sulla nostra storia locale, è tratto il presente articolo e quelli che seguiranno.