di Laura Tirelli
La Corte del Mucet, ubicata in fondo a via Piave, fu la casa di Pietro Pajetta, detto “Mucet”, e della sua famiglia. Il soprannome “Mucet” che diede il nome alla corte e con il quale sono ancora oggi chiamati i suoi discendenti deriva dal fatto che Pietro con il falcetto, mentre lavorava i campi, si era mozzato (in dialetto mucet) il dito di una mano.
I Pajetta sono tra le famiglie storiche più antiche di Taino. Questo cognome ha una stretta attinenza con il mondo contadino, deriva infatti da “paglia” e nel corso del tempo ha avuto diverse dizioni: Paglietta, Paetta, Palieta, Paietta e Pajeta.
Dal ceppo originario si sono formate diverse famiglie che, avendo tutte lo stesso cognome, vennero diversificate e meglio conosciute con dei soprannomi. Nel 1648 si trova un Carlo Antonio Paietta detto “Marcione”, nel 1694 Giò Domenico Paietta detto “Marcion” e nel 1736 Giò Antonio Paietta detto “Marcionino”. Nel 1724 è registrata una Maria Giovanna Pajetta detta “de Ronchitt” e nel 1825 Carlo Leone Paietta detto “Grazian”.
Il primo Pajetta che si ritrova nei documenti storici è tale Mainerio Paglietta che nel 1468 lasciò un legato perpetuo al Curato di 3 moggie annue di mistura, garantite dai redditi prodotti da un fondo a vigna di sua proprietà di 16 pertiche detto “il Motto”, con obbligo per il Curato di celebrare una Messa settimanale.
Un Maynino del Paietta è citato da un testimone, Antonio de Jacometti, nella causa tra la Mensa Arcivescovile di Milano e i Conti Serbelloni per la proprietà del feudo di Taino nel 1581. Di lui è detto che “lavorava i terreni della Mensa e abitava in una casa di sua proprietà in località detta il Castello”.
Nello stato delle anime del 1573 tra i 26 nuclei familiari residenti a Taino vi sono 6 famiglie Pajetta, di cui la più numerosa era quella di Bartolomeo composta da 10 membri. Nello stato delle anime del 1637, su 71 nuclei familiari, le famiglie Paietta erano 5 residenti a Taino e 1 a Cheglio.
Nell’indagine effettuata dai delegati regi dello Stato di Milano nel 1722 per conoscere la natura dei terreni e i loro valore si trova la testimonianza di tale Carlo Geronimo Pajetta, figlio di Carlo Antonio di anni 59, che dice: “son nativo e abito in Tayno e sono Sindico del suddetto Luogo, ed il mio esercizio è lavorare li puochi miei terreni”.
Nel catasto del 1840 risultano 8 possessori di nome Paietta, nel censimento del 1870 sono 10 le famiglie Paietta, diventate 12 in quello del 1901, tra le quali quella di Pietro, figlio di Francesco. Nel corso di questo secolo il loro numero è andato calando e oggi sono residenti a Taino 3 famiglie Paietta.
Pedrin “Mucet” nacque negli anni ’40 del secolo scorso e trascorse la sua vita facendo il contadino, lavorando la sua vigna e accudendo i suoi animali, buoi, capre, polli. Persona molto religiosa fu Priore della Confraternita del SS.Sacramento per ben cinque volte dal 1877 al 1909.
Ogni mattina alle quattro, si recava in Chiesa a cantare il “Mattutino”. Sposò Cesarina Berrini, anch’ella persona molto pia, che si occupò per tutta la sua lunga vita – morì all’età di 90 anni, seduta su una poltrona mentre stava lavorando a maglia – con grande abnegazione della famiglia, figli e nipoti, e della Parrocchia.
Pietro e Cesarina ebbero sei figli, due maschi e quattro femmine. Il maggiore dei maschi, Giovanni, di professione marmista, emigrò in America. Carletto fece il ferroviere, sposò nel 1912 Giuseppina Mira Catò, da cui ebbe il figlio Piero. Rimasto vedovo in giovane età, si risposò con Camilla Paietta, dalla loro unione nacque Remo, ultimo discendente di Pietro ad abitare la Corte del Mucet.
La maggiore delle femmine, Nina, sposò il ferroviere Remo Salvetti ed ebbe un figlio, Elredo, il quale, impiegato di banca, con la moglie Giuseppina Movalli e i due figli Giancarlo e Annamaria, dopo alcuni anni trascorsi a Luino, Angera e Busto A, si stabilì definitivamente a Varese dove tuttora risiede suo figlio Giancarlo.
Adelina fu l’unica a non sposarsi e trascorse gran parte della sua vita come dama di compagnia di una benestante famiglia milanese. In vecchiaia tornò a vivere a Taino.
Angelica sposò nel 1895 Leonardo Gianelli proveniente da Bozzano, in provincia di Lucca, impiegato nelle Ferrovie che fu capostazione a Taino. Angelica e Leonardo ebbero 4 figli: Luigi, Mariuccia, Lia e Rina. Luigi morì ventenne nella prima guerra mondiale, Mariuccia e Lia, entrambe maestre, hanno insegnato per molti anni nella scuola elementare di Taino e molti loro ex-allievi ancora le ricordano. Come tutti conoscono la più giovane della famiglia Gianelli, Rina, che ha lavorato per tanti anni in Comune con mansioni di segreteria e che, come è nella tradizione della famiglia Pajetta del Mucet, da sempre opera nelle varie organizzazioni assistenziali presenti in paese e si occupa con grande dedizione delle attività Parrocchiali.
Maria, di professione ricamatrice, sposò Attilio Molina, ferroviere, ed ebbe tre figli: Mariuccia, Laura e Gino.
Maria del Mucet era notissima in paese per la sua grande disponibilità verso le persone sole, povere e ammalate e il suo attivismo nell’Azione Cattolica: fu tra le fondatrici nel 1909 dell’Unione Donne Cattoliche di Taino e Cheglio.
Due grandi tragedie hanno colpito la famiglia di Pietro Pajetta: la morte di Luigi, figlio di Angelica, caduto nella prima guerra mondiale e quella del figlio primogenito di Carletto, Piero, comandante partigiano, ucciso nel 1944.
La morte di Luigi Gianelli lasciò nella famiglia un grandissimo sconforto. Sebbene solo ventenne, questo giovane aveva dato prova di possedere notevoli talenti e la famiglia aveva grandi aspettative nei suoi confronti, per cui la sua morte fu doppiamente sofferta. Ottimo studente, frequentava la facoltà di ingegneria presso l’università di Pavia; nel tempo libero si occupava dell’oratorio ed il Parroco, Don Martino, ebbe in lui un valido collaboratore. Carattere aperto e generoso, pose i propri ideali e il suo amore per la Patria al di sopra della sua stessa vita.
A distanza di 27 anni la famiglia Pajetta fu colpita nuovamente dal dolore per un’altra morte violenta, quella di Piero, figlio di Carletto. Piero Pajetta ebbe una vita molto travagliata e combattè duramente in difesa delle sue idee. Antifascista convinto, andò esule a Parigi nel 1937, partecipò alla guerra di Spagna dove perse una mano, fu arrestato dai tedeschi a Parigi nel 1941 quale militante comunista e passò alcuni mesi in carcere. Nel 1943, dopo la caduta di Mussolini, rientrò in Italia e fu inviato dai dirigenti comunisti ad organizzare la resistenza armata nel Biellese dove fu ucciso il 24 febbraio 1944. Lasciò la moglie e un bimbo di due anni.
Amore per la propria famiglia e attenzione per il prossimo hanno caratterizzato la vita di Pietro e Cesarina Pajetta dal Mucet lasciando un caro ricordo nei loro congiunti e in tutti coloro che li hanno conosciuti perchè, come ha scritto la loro figlia Angelica, “ci vuole così poco a farsi voler bene; una parola detta quando conviene, un po’ di gentilezza, una sola carezza, un cuore sempre aperto a ognuno che viene. Ci vuole così poco a farsi voler bene”.
Si ringrazia per la collaborazione Rina Gianelli, Remo Pajetta, Gino Molina
ULTIMA GENERAZIONE
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13. Federico Molina, nipote di Maria Pajetta
14. Marco Berrini, con la moglie Gabriella, pronipote di Angelica Pajetta
15.Lorenzo Berrini, pronipote di Angelica Pajetta
16.Luisa Pajetta con il figlioletto Carlo, pronipote di Carletto Pajetta