La cascina “La Ca’ Nova”

di Laura Tirelli

Ca’ Nova

Percorrendo la strada sotto la Chiesa che conduce a Lisanza, poco prima del passaggio a livello sulla destra, si incontra una grande corte chiusa da una serie di fabbricati uniti tra loro a forma di grande L: è la cascina detta la Ca’Nova.
Questa cascina, abbastanza distante dal centro del paese, è una delle più antiche. Un primo riferimento nei documenti storici che ne attesta l’esistenza si trova nella relazione sui danni subiti dagli abitanti di Taino nel 1636 a seguito del saccheggio perpetrato dalle truppe Francesi dopo la battaglia di Tornavento del 22 giugno (1). Da questa relazione si apprende che la Cassina Nova era proprietà, come del resto tutto il paese, dei Signori Conti Serbelloni. Dall’elenco dettagliato dei danni subiti si ricava la descrizione dell’edificio. Già nel 1636 era una costruzione ampia a più piani con una scala nel mezzo per accedere alle stanze superiori. C’era il solaio e la stalla con annessi due porticati. L’incendio e il saccheggio provocarono gravi danni. Il magistrato incaricato del sopralluogo riferisce che vide “stanze abbruggiade altro non vi è rimasto che le mura vedendosi in terra li coppi sminuzzati et alcuni travi in carbone” e precisa che “qual cassina veniva habitata da Meneghino et fratelli Peri massari”.
La cascina fu certamente ricostruita, non sappimo quando e come, nè da chi venne abitata. Altre notizie circa gli abitanti della Ca’Nova non sono documentate fino al 1901. Nel censimento di quell’anno risulta che risiedevano alla Ca’Nova quattro famiglie, tutte di nome Bielli e precisamente la famiglia di Bielli Marco composta da 7 membri, quella di Bielli Carlo, anch’essa di 7 persone, di Bielli Carlo fu Domenico con 10 membri e la famiglia di Bielli Gerolamo con 11.
I Bielli (2) sono numerosi a Taino e la loro presenza nel paese risale al XVII secolo. Nello stato delle anime del 1637 è indicato per la prima volta il nome Bielli, si tratta di Giovan Iaccomo, di anni 28, affittuario del conte Giovanni Serbelloni, che abitava a Taino con la moglie Hieronima di anni 22 e con il figlio Gioseffo di anni 3. Nel 1840 risultano residenti a Taino sei famiglie di nome Bielli. Tra gli elettori amministrativi del Comune nel 1862 ci sono due Bielli, Carlo e Giovachino. In quell’epoca gli elettori erano solo i possidenti maschi che erano in tutto 72. Ancora sei famiglie Bielli sono segnalate nel 1870, mentre nel censimento del 1901 sono ben 26.
Nell’elenco dei beni di proprietà del conte Giuseppe Serbelloni compilato nel 1847, tra le altre, è citata la cascina detta della Ca’Nova. Quando poi i Serbelloni, all’inizio del secolo, vendettero le loro proprietà, la cascina fu acquistata dalle tre famiglie Bielli che già lì risiedevano come affittuari e i loro discendenti continuarono a viverci fino alla seconda metà degli anni ’60

Angelo, detto il Bianc, per il colore chiarissimo dei suoi capelli, era figlio di Gaetano, discendente di Gerolamo.
Gaetano nacque nel 1860 e sposò nel 1885 Albertina Asardi, esposta dell’Ospedale Maggiore di Milano, lavorò in Svizzera come minatore. Ebbe tre figli maschi di cui, uno, Roberto, ferroviere, si trasferì a Domodossola, un altro, Domenico emigrò in America. A Taino rimase il figlio Angelo che continuò il lavoro di agricoltore del padre.
Angelo visse alla Ca’Nova con la moglie Maria Beltramini, e i suoi sei figli, dei quali, attualmente solo Giordana abita nella stessa zona, vicino alla cascina.
La famiglia di Bielli Carlo

Carlo, nato nel 1852 sposò Luigia Giovanella. Ebbero cinque figli, tre maschi e due femmine: Giovanni, Carlo, Giuseppe, Massimilia e Maria. Il figlio Carlo fece il ferroviere, Giuseppe, noto come Pin da la Ca’Nova, lavorò in Svizzera, e poi in Polveriera.
Giovanni sposò Rosa Grossi ed ebbe tre figli: Gianpaolo, Rino e Carla. Gianpaolo fu l’ultimo dei Bielli a lasciare la Ca’Nova nel 1963. Ora vive con la moglie Giuseppina Pagliari nella casa da lui costruita a fianco della cascina.

La famiglia di Bielli Angelo (Giulin)

Angelo, figlio di Luigi, nato nel 1879, sposò Rosa Marzetta di Ispra ed ebbe 4 figli: Carlo, Luigi, Giuseppe e Maria Antonietta. Angelo fece l’agricoltore, e nei primi anni del secolo lavorò stagionalmente in Svizzera. Fu uno dei fondatori della latteria sociale. Il maggiore dei suoi figli, Carlo, nato nel 1909, lasciò Taino a 17 anni e raggiunse lo zio Stefano a Nizza e con lui iniziò a lavorare in una officina automobilistica. Sposò Gilette Julien di Montpelier e visse sempre in Francia. Gli altri tre figli sono rimasti a Taino, Luigi lavorò in Soara e poi in una officina meccanica, Giuseppe e Maria Antonietta gestirono per 15 anni un distributore di benzina a Sesto C. Nel 1968 vendettero la loro parte di cascina a Luigi Pignata, originario di Grisolia.
Angelo Bielli dedicò parte della propria vita a combattere, senza risultato, contro la Montecatini per riavere dei terreni nella zona del Campaccio di sua proprietà espropriati nel 1943 per motivi di sicurezza e per mai realizzati ampliamenti produttivi dalla SGEM, all’epoca proprietaria della Polveriera. Furono 22 le famiglie toccate dall’esproprio, alcune incassarono subito il controvalore, altre preferirono attendere la fine del conflitto per riavere i propri terreni necessari alla conduzione delle aziende agricole familiari. Tra questi Angelo Bielli che fu il maggior danneggiato dall’esproprio di 53 pertiche. Ma anche dopo la guerra non fu facile spuntarla contro la potente Montecatini e la diatriba si trascinò tra tribunali, avvocati, intermediari vari, anche dopo la morte di Angelo, finchè si concluse nel 1978, (con una transazione in denaro, ma con rammarico da parte della famiglia Bielli che avrebbe tanto desiderato riavere la propria terra), grazie all’intervento del parroco Don Gianni De Bernardi che indirizzò all’allora presidente della società, senatore Giuseppe Medici, un’accorata lettera invocando un po’ di giustizia e di buon senso (3).

Gli attuali abitanti della Ca’Nova

Attualmente alla Ca’Nova abitano cinque famiglie che hanno risistemato e ristutturato l’antica cascina: la famiglia di Luigi Pignata e dei suoi figli Francesco, Lina e Rosetta; la famiglia di Giuseppe Pignata con i 4 figli e i due nipotini e quella di Giovanni Pignata. Inoltre Astelvio Falasca, originario della provincia di Isernia, con la figlia Roberta e il genero Peter e, da poco, la famiglia Barrese, proveniente da Angera.

Tra le mura di questa antica cascina si sono svolte tante vicende familiari, una generazione dopo l’altra ha vissuto gioie e dolori, preso parte ad avvenimenti che hanno portato cambiamenti radicali nei modi di vivere e di lavorare della gente.
La cascina Ca’Nova è lì da secoli, silenziosa testimone di frammenti di storia del nostro paese.

Note

(1) la battaglia di Tornavento fu un episodio della guerra dei Trentanni che ebbe come teatro l’intera Europa. I soldati francesi in lotta contro gli spagnoli, a cui apparteneva lo stato di Milano, una volta varcato il Ticino, si sparsero in tutta la zona circostante depredando e incendiando i villaggi. Anche Taino non ne fu risparmiata.

(2) I Bielli sono originari della città di Firenze, nel XIV secolo si trasferirono nel Veneto, a Treviso poi a Castellana. Fecero la loro comparsa a Taino nel XVII secolo. Un certo Innocenzo Bielli è citato nei documenti d’archivio quale deputato dell’estimo per l’anno 1797, il suo nome si ritrova ancora quale revisore dei conti del Comune di Taino nel 1803. Nel 1824 è presente tra gli estimati possidenti un altro Bielli, Giovanni. Carlo Bielli è invece membro del Convocato generale, cioè quello che oggi si chiama consiglio comunale, del 1847.

(3) a pag.280-81 del libro “Santo Stefano Protomartire” di Elso Varalli è trascritta per intero la lettera di Don Gianni De Bernardi al Presidente della Montedison.

Si ringrazia per la gentile collaborazione:
Luigi e Maria Antonietta Bielli, Gianpaolo e Giuseppina Bielli, Giordana e Albertina Bielli, Elsa Bielli, Pina Mobiglia, Mariuccia e Pina Berrini, Marco Doridoni, Patrizia Pignata, Rosetta Pignata, Debora Pignata, Roberta Falasca

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